Siamo stati assenteisti, ci pentiamo e fustighiamo. Abbiamo fatto una piccola vacanza, abbiamo fatto gli attori sulle scogliere, abbiamo ripreso ad insegnare in giro per il mondo e abbiamo transumato il campo base. Però, come il raffreddore, prima o poi arriviamo. Sabato 21settembre eravamo al Rifugio Uschione con le Letture Palestinesi. Avendo peccato terribilmente di ‘ubrys con ben quattro giorni di vacanza, Alice aveva la febbre. Una bella febbre cattiva, di quelle che ti lasciano arrotolato in una pallina aggrappato con le unghie ad una tazza di tachiflu. Siamo arrivati in rifugio ciondoloni, Ermanno, gentiluomo, carico come un carretto e da qualche parte, in mezzo ai maglioni, ciò che restava di Alice. Il cielo sapeva decisamente di settembre ma non si arendeva ancora all’autunno, il sole era nascosto dopo giorni di vento terribile, e noi abbiamo preso un bicchiere di birra e uno di ibuprofene, abbracciato Fabrizio con un anno sulle spalle e una stagione sulla schiena, aspettato in cima al sentiero come due sposine i volti amici che tornavano alla borgata. Ci siamo sistemati sul prato, appoggiati alla collina, con le coperte sull’erba e le ginocchia strette, e abbiamo iniziato. Abbiamo attraversato insieme parole così importanti, dolci, arrabbiate, abbiamo stretto i denti e i pugni e gli occhi e poi ci siamo stretti a vicenda perché serviva. Grazie per esserci stati, per le domande e la voglia, per esservi letti tutto il tomo e aver rischiato che Alice vi attaccasse la lebbra, grazie per esserci sempre, o di nuovo, o per la prima volta, per esservi fidati di una lettura, per aver ascoltato con generosità. Grazie, sempre, Ashtar teatro. Grazie Fabrizio, che la prossima volta avremo tempo e vino e anticorpi, grazie perché sei una certezza. Grazie, montagna bella.