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Sabato 27, col cuore contento come bambini, siamo tornati al rifugio Pian dell’Arma. Forse per incoscienza, forse per masochismo, abbiamo deciso di passare da sotto, dalla costa, così, per vedere com’è il clima sotto i mille metri. È male, il clima sotto i mille metri. È una pessima idea, il clima sotto i mille metri, e non lo faremo più. Siamo arrivati al rifugio traumatizzati e sudati come randagi ma appena sono spuntati Giulia e Mattia il caldo è scivolato via, che bello rivedersi, che bello sempre, che bello arrotolarsi intorno a un bicchiere d’acqua e scordarsi che è passato un anno e che oltre i carpini inizia il resto del mondo.
Abbiamo visto tornare visi conosciuti e arrivare visi nuovi, spulciare i leggii montati, e le letture sono state una condivisione giusta, grande, piena di poesia e amarezza. Che belli i vostri occhi lucidi (e anche i nostri), le bocche socchiuse, le sopracciglia spalancate, che bello poter attraversare queste parole con voi.
Grazie, grazie per essere venuti ad ascoltare, per aver avuto ancora fame, per aver portato amici e aver parlato così a lungo dopo. Grazie per il Cavallo e l’Andalusia, per la terra e la rabbia.
Grazie Ashtar teatro per il tuo lavoro prezioso.
Grazie Giulia per la serata tenera, per la kombucha che si muove da sola e Ermanno non si è ancora ripreso del tutto, per la vellutata che DEVO mangiare, per avermi costretta a bere acqua, grazie anche a Mattia per come siete, per lunedì di pesce e tamburi, grazie perché oramai è tutto molto, molto di più e vediamo come stiamo coi maglioni.
Vi vogliamo bene.