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Mercoledì 24, a Ormea, la sera era di zucchero filato, dolce, azzurra e morbida.
Non sapevamo cosa aspettarci, era la prima volta che portavamo una storia a Ormea all’aperto, ma eravamo sicuri che l’Associazione Ulmeta avesse preparato tutto con un’attenzione di quelle che ti fanno sentire voluti e abbracciati, e infatti.
Il palco era una perla incastrata tra i vicoli del paese, le gatte scivolavano morbide sui muretti, le sedute molte di più di quelle che speravamo di riempire e si sentiva nell’aria che stava succedendo qualcosa di bello. Aligi ci ha salvato la vita quando il nostro alogeno ha dato forfait (è la presa no sono i cavi no ha preso una botta ma quando? Ah boh forse smontando al buio. Rasoio di Occam: era la lampadina.) e poi la piazza si è riempita tutta, le sedute pronte e le sedute aggiunte, visi conosciuti sconosciuti tutti belli nella sera azzurra, e quando Lidia ha cominciato a raccontare c’era un silenzio enorme, pienissimo, innamorato, di quelli che da soli raccontano il viaggio. È stato così facile, così bello, così insieme, non c’era parola che non venisse raccolta e mangiata col gusto di una prugnetta di bosco, che meraviglia poter raccontare così. grazie infinite per la generosità con cui avete accolto Lidin, grazie per essere venuti, tornati, per aver reso tutto liquido e liscio e pieno, grazie per tutto questo bene. E grazie un milione di volte ad Aligi che non lascia niente al caso, grazie per l’affetto, il cacciavite, la sera fresca, grazie perché non vediamo l’ora di tornare, grazie perché la prossima volta ceniamo insieme. Grazie, grazie, grazie.