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Domenica 26 siamo saliti al rifugio Antola sentendoci benedetti, le previsioni erano dolci, il cielo terso, l’aria di maggio ancora troppo frizzante per essere calda e il maggiociondolo in fiore.
Non ci credevamo noi, non ci credevano Davide e Linda, ma non avevamo dovuto rimandare nemmeno un volta, niente di più grave di un falso allarme una settimanella prima. L’universo ha un suo senso dell’umorismo: se tu hai consacrato la prima giornata di sole sull’altare dell’Orto la prima giornata di sole sarà quella in cui devi salire in montagna, e in realtà va bene così.
Ci siamo goduti un caffè sulla terrazza mentre in cucina pelavano le patate superstiti, guardando il brugneto che mai avevamo visto così straripante, abbiamo dondolato al sole, Layla ha trovato il prodotto organico di qualche cinghiale e se l’è strofinato sulla gola con gande soddisfazione (solo sua), e mentre il rifugio si popolava di gente affamata, assetata e contenta abbiamo mangiato i nostri pansoti, le patate, LA TORTA DI MANDORLE SANTISSIMA IMMACOLATA LINDA COSA NON E’ QUELLA TORTA DI MANDORLE GENTE MANGIATE LA TORTA DI MANDORLE.
Quando ci siamo raccolti sulla terrazza ad ascoltare la storia di Michè il cielo si era rannuvolato appena, il giusto, da felpina, era pure meglio così non avevamo il sole negli occhi. Michè ha iniziato a raccontarsi ed eravamo tanti, vicini e belli, ma l’Universo, dicevamo, ha il suo senso dell’umorismo e, per esperienza, i monti liguri pure (son liguri, buoni e cari ma se ci sono più di sei persone insieme potrebbero far rumore, meglio disperderle). Le felpe hanno tirato su i cappucci, poi pure i baveri, poi si sono alzati pure gli occhi e qualche santo quando sul maggiociondolo in fiore ha cominciato a cadere una pioggerella sottile che farà anche tanto bene ai semi ma al nostro fegato ne fa un po’meno. Però non si è mosso nessuno. Michè è stato battezzato a singhiozzo e tutti noi con lui, appena appena, ma nessuno ha accennato a fare nulla di più di un’alzata di cappuccio e una di spalle e abbiamo salutato la Bianca, il Doard, la Gelsa e il Luigi come se quelle due gocce fossero solo il modo che l’Antola aveva scelto per accompagnarci, e forse lo era.
È stato bello vedervi sospirare tutti insieme, ridere, asciugarvi gli occhi, rispondere ad alta voce a mamma gatta, abbracciarci così stretti prima di tornare a valle. È stato bello vedervi tornare con le scarpe infangare e i visi spalancati, è stato come raccontare la prima volta mentre il sambuco si decideva a fiorire. Grazie per essere saliti ad ascoltare una storia, grazie per esservi arresi così tanto, per aver sfidato il cielo, per aver aspettato il sole che alla fine è tornato a salutare Michè .
E un grazie infinito a Davide e Linda, che tornare da voi, vedere con quando amore e quanta vita preparate sempre tutto, ci spalanca ogni anno. Aprire la stagione da voi è un regalo enorme.